Rinascita.
La nascita è l’atto terreno (inteso sia come concreto che “della terra”) con il quale veniamo al mondo: in modo individuale iniziamo a far parte dell’esistenza. È esserci in tutta la fisicità che la vita ci offre: è un travaglio dalla madre alla Madre Terra. “Rinascere” è tutt’altro: basta un prefisso e la corporietà sfuma nella seconda parte di noi: l’anima. Non si può chiedere al corpo di rinascere (al massimo di resuscitare, ma qui scendiamo in altri meandri) , all’anima si. RI-nascere, vuol dire letteralmente nascere nuovamente. Il nuovamente può essere inteso sia come “di nuovo”, quindi un’altra volta, sia come “in modo nuovo”. L’Accademia chiede di fiorire nella seconda. Rinascere presuppone la staffetta tra una fine e un inizio, il vecchio che lascia il posto al nuovo. È un processo interiore che si esplica attraverso trasformazioni maturate lentamente verso ciò che l’anima, qui cuore, sentono come vero e autentico. Il vecchio non viene negato ma perdonato e diventa oggetto di un distanziamento consapevole. Solo una rinascita interiore può guidare nuove azioni, concepite come nuove mete pure e sane, per tutti. Ognuno in Accademia ha la sua meta, ma è giusto che condivida la meta comune (dimmi se questo concetto è giusto) come presupposto di uno dei principi fondanti dell’Accademia stessa: fare insieme e cooperare.