TEMPO
Dal latino Tempus e dal greco Tem-nò: separo, divido che rinvia alla nozione di sezione, periodo epoca, stagione. Comunque durata misurabile di ciò che è. Vale anche opportunità, occasione, comodo, agio . Il tempo è “distensione dell’animo” che il soggetto percepisce e che pur vivendo nel presente, con “l’attenzione “, ha coscienza del passato grazie alla memoria e del futuro in virtù dell’attesa. Tempo e spazio sono le categorie culturali primarie attraverso cui l’essere umano attiva la costruzione dell’identità personale, contestualizza le prime esperienze, modella i ritmi vitali spontanei adattandoli alle esigenze ambientali e sociali. Tuttavia la segmentazione del tempo non è “naturale” ma una dimensione virtuale, mentale, stabilita e condivisa dall’umanità per ragioni pratiche di convivenza. Il Tempo è uno scorrere continuo che non si può contenere in un mero segmento di istanti e ognuno di questi istanti può significare o durare, a seconda del soggetto che lo vive. La società contemporanea è caratterizzata dall’affermarsi di un tempo interiore e soggettivo, legato alla memoria e alle aspettative
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“Il tempo misurato”, universalmente compreso, è una manifestazione del reale contro la quale l’uomo da sempre “combatte” cercando di elaborare un tempo alternativo, costruttore, positivo. Imitandone artificiosamente l’essenza e la durata, contrappone alla mortalità, alla fine naturale, l’immortalità artificiale: memoria, ricordo, storia, tradizione. Di fronte all’impossibilità di contenere lo scorrere dell’esistenza, i popoli di tutte le epoche hanno cercato in varie forme, di riscattarsi dalla “tirannia” del tempo. L’arte per esempio, da sempre rappresenta anche un tentativo di scardinare la linearità della successione degli istanti; il cinema spesso segue percorsi di significato e non di sequenzialità di eventi, per veicolare i messaggi; la letteratura viaggia nella coscienza dell’uomo con un occhio nostalgico rivolto al passato che non c’è più e ammicca ad futuro ricco di prospettive; la stessa musica il cui suono è impensabile, imprescindibile dalla sensazione del fluire ritmico del tempo. Ma come convivono oggi il tempo della natura ed il tempo dell’uomo? Quali ripercussioni viviamo oggi in seguito al diffondersi implacabile dei nuovi media, delle tecnologie informatiche, della comunicazione, veloci sempre più veloci? In una società in cui la rete distribuisce la produzione a livello globale e per 24 ore? Come può l’uomo riappropriarsi del “suo” anzi dei suoi tempi se gli strumenti segnatempo, anche per il tempo libero, sono diventati imperativi categorici in ogni istante della sua vita? E’ scontro aperto su tempi pubblici e tempi privati! La società moderna ci propone o meglio, ci impone i tempi della velocità, dell’efficienza esasperata nell’arco del giorno ma anche della notte. Il tempo spacciato come una rarità preziosa, viene fagocitato dai sistemi economici, i sistemi produttivi irrompono in esso che così asservito, deflagra e si umilia nella metamorfosi di oggetto stesso di business, al servizio dei media.
Nella nostra società è osannata la “velocità”, la tecnologia rende possibile esperienze temporali impensabili in sistemi sociali precedenti: la comunicazione simultanea, l’abbattimento delle dei tempi di spostamento, la ottimizzazione dei tempi per estrarre il più possibile, da un semplice istante. Ma quando tutto l’ingranaggio si distrae per frazioni infinitesimali di tempo, e allora giunge l’ora dell’aria per i prigionieri del loro stesso tempo , cosa accade? Accade che ovviamente riparte un marchingegno di supporto e riprendono anzi continuano le danze. E allora entra in campo il marketing del tempo libero: hobby, fitness, sport, bricolage e così via, che dirigono l’uomo verso un altro tra tanti, tipo di consumismo. Il tempo libero, che una volta era gratuito, adesso si paga. Il tempo libero, ormai, è diventato uno degli indicatori più significativi del grado di qualità della vita, ma la necessità di rispettare gli orari, di utilizzare al meglio ogni istante, l’incapacità di sopportare l’intervallo tra un evento e l’altro, i momenti “vuoti”, in cui non accade nulla, sono indicatori altrettanto significativi di un malessere che affligge la modernità. La velocità delle domande e delle risposte di cui oggi la società ha bisogno, ha obliato l’obiettivo di un progetto di vita del singolo, ma anche collettivo che implica un rapporto di causa ed effetto intrinseco ad ogni previsione ed al raggiungimento di essa. Si procede per tentativi e si azzera la possibilità di poter pensare “per tappe” e dunque di poter esperire ognuna di esse. Il pensiero si è infeltrito come un capo lavato in maniera errata. Si sono accorciate le maniche, si è ristretto il busto. “Pensare a piedi, consente di accrescere l’esperienza non in quantità ma in qualità e, quindi di scegliere per se in modo più saggio e prudente “(Stefano Petrucci, Comunicare Mediterraneo).
Pensare lento, pensare a piedi anziché veloce implica innanzitutto la riappropriazione di sé della propria dimensione temporale, originariamente in armonia con l’uomo perché naturale, perché rispettata. E’ l’unica possibile via che conduce al “disincantamento” dei sensi dopo il dolore, per re-imparare a vivere nel tempo. E recuperare ogni sorta di relazione non solo con esso. Soffermarsi sui propri sogni e progetti ma anche sui propri limiti, senza manie di onnipotenza inutile e pericolosa, senza false urgenze. Il senso della misura Mediterranea ci viene incontro ancora rammentandoci che il “rallentamento”, pensare a passo d’uomo, cambia la prospettiva, il punto di osservazione del futuro e dei progetti, delle attese su di esso. Il vivere lento delle popolazioni a sud del mondo, induce alla riflessione, alla possibilità di cogliere infinite occasioni che diversamente sfuggono e periscono in qualche angolo sperduto della mente. L’incedere lento permette di incontrare e riconoscere l’altro. Arreca il miglioramento della qualità della vita che inevitabilmente porta alla distensione dei rapporti non solo con l’ambiente fisico circostante. ma anche con gli altri e dunque convola a nozze con la considerazione per l’altro, per il vicino, per la tolleranza, per la pace con il resto e con il tempo. “Il tempo così da nemico si trasforma nel miglior posto da abitare” (Stefano Petrucci, Comunicare Mediterraneo).
E a proposito di luogo da abitare in sintonia con il tempo dell’uomo, un fermento culturale interessante riguarda l’architettura e dunque la progettazione di nuove città per il futuro. Un paradigma nascente di progetto urbano time oriented che origina da tre esperienze di ricerca e di cantiere: Time oriented urban design and architecture; Time geography Gender study; Nuova morfologia delle popolazioni. Una sorta di tentativo di riabilitare in chiave sostenibile, quel genius loci che ha portato alla creazione di città infinite concepite per velocità infinite e non solo in termini di viabilità, ovviamente. Si tratta di individuare un tipo di approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente inteso come interazione di luogo ed identità; di individuare l’insieme delle caratteristiche di un luogo legate all’uomo e le sue abitudini, ai suoi tempi. ( Il senso del tempo, Torino 20-21 novembre 2006)
Parafrasando Immanuel Kant: al centro del mondo, non si deve porre l’oggetto, ma il soggetto con il suo fagotto e anche fardello delle tradizioni, dell’amore per i suoi simili vicini o lontani e per la conoscenza, dell’abilità nel fare, della condivisione, della riflessione, della bellezza, della verità a del rispetto nei confronti della natura a cui deve la vita. L ‘Accademia del Rinascimento Mediterraneo trae nutrimento da questi principi e trasmette il loro valore.