Le imprese, i prodotti e gli imprenditori avranno credibilità e futuro se saranno piantati su un terreno culturale autentico.
L’Accademia incoraggerà i giovani talenti e futuri imprenditori a convergere su alcuni aspetti fondamentali: vocazione, scopi etici e sociali d’impresa, cultura locale, piccola dimensione, condivisione, reputazione.
• L’impresa rinascimentale sarà consapevole della sua natura sociale e collettiva. Visione, missione, politica, strategia, gestione e prodotto d’impresa dovranno necessariamente ed esplicitamente essere indirizzate verso scopi sociali e verso il bene comune. I “modelli di affari” si spostano dall’ottica del profitto, del guadagno e della remunerazione in danaro alla creazione di valori che tendano al benessere, alla fiducia e alla felicità.
• La dimensione dell’impresa virtuosa è piccola. Esiste una relazione immediata tra la dimensione dell’impresa e l’autenticità dei suoi prodotti, della vocazione dell’imprenditore, del rapporto con il territorio, del rapporto con i propri collaboratori, del dialogo con la collettività.
• L’impresa autentica e di piccola dimensione è portatrice di una globalizzazione utile, qualitativa, culturale, sostenibile. In essa si raggiunge l’eccellenza del saper fare, secondo una combinazione naturale e continua tra sperimentazione, tradizione, tecnologia e lavorazione artigianale.
• La piccola impresa locale è la dimensione naturale del Sud, ma forse anche l’unico modello possibile e sensato per riattivare i talenti ed il genius loci di ogni landa, in un circolo virtuoso fondato sulle arti, sulla socialità, sull’etica, sull’amore e sulla felicità.
• L’impresa deve tenere in continuo equilibrio i valori dell’autenticità e dell’innovazione. Ancorando autenticità ed innovazione sui binari naturali del rito e della tradizione, la trasmissione del patrimonio del vissuto culturale, dei simboli della conoscenza e delle possibili ed armoniche evoluzioni del prodotto e dell’impresa, viene affidata a tempi e gesti naturali che garantiscono, appunto, quel giusto senso di misura tra autenticità e innovazione. L’innovazione continua e forzata è anche antieconomica e altrettanto insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, produce scarti di gran lunga superiori al valore aggiunto che apporta.
• Le micro imprese si rigenerano, rinascono dalle ceneri e continuano, nella quantità e nella qualità, a costituire la vera natura del sistema economico di un paese e soprattutto dei paesi del Mediterraneo. Esse sono naturalmente predisposte a conformarsi alle reali esigenze del proprio pubblico e non di certo a manipolare coscienze e governi. Hanno con sé imprenditori veri e non numeri che oscillano in borsa. Conoscono il territorio e la loro crescita dipende dalla crescita sociale ed economica del territorio e dalla salute e bellezza dell’umanità e dell’ambiente circostante. Creano economia vera e non finanza fasulla; non sono fondate sull’assistenzialismo quanto sull’innovazione, sulla tradizione e sulla capacità di soddisfare bisogni reali. Creano legami comunitari e rapporti fiduciari reali e diretti. Tramandano competenza e passione e sono reale motivo di orgoglio per la creatività, la maestria e la sensibilità che talvolta ancora vengono riconosciute al “made in Italy”. Le piccole imprese sono necessariamente interessate ad un equilibrio tra i propri obiettivi e quelli della collettività, in quanto il loro successo deriva da una felice armonizzazione con il contesto e non da una capacità di dominio.
• La capacità ed il bisogno di dirsi la verità devono essere ristabiliti sia all’interno delle organizzazioni di impresa (ingenerando così relazioni virtuose e di fiducia tra le persone che vi operano), sia all’esterno, attraverso rapporti leali e costruttivi con tutte le parti interessate: prima fra tutte la collettività. La libertà dalla schiavitù della menzogna, nel mondo dell’impresa, diverrà un frutto naturale dell’essersi sottomessi a principi etici comuni per il benessere di tutti.
• L’impresa neo rinascimentale, attraverso un processo di biomimetica, saprà ispirare i propri modelli operativi alle dinamiche vitali della natura. Il suo “metabolismo” diverrà naturale riconoscendo l’ambiente sociale e naturale come il reale destinatario delle proprie attività di e quindi come un vero e proprio “proprietario”.
• Impresa ed uso delle risorse: aria, acqua, foreste, mari, fiumi, minerali, terre, petrolio e gas non sono beni illimitati e soprattutto appartengono a tutti, o per meglio dire, a nessuno. Chi le utilizza lo deve fare solo attraverso la condivisione con le popolazioni locali e deve garantire un utilizzo sostenibile e a vantaggio della comunità, pagare il giusto ed inserire quel costo nel prezzo del bene prodotto.
• L’intero sistema economico e produttivo dell’impresa deve essere ridisegnato sul principio che ogni processo, ogni risorsa, ogni prodotto, ogni imballaggio non possono produrre rifiuti, ma tutt’al più scarti che devono essere reimpiegati.
• Le esternalità delle attività imprenditoriali (tecnosfera) devono essere armonizzate secondi i cicli naturali e le dinamiche della biosfera.
• L’impresa neorinascimentale sa coniugare gli intensi rapporti umani all’interno dell’organizzazione e sul territorio locale, con rapporti umani nelle reti digitali attraverso il linguaggio di un nuovo umanesimo.